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Risveglio è Consapevolezza



Condividiamo questa illuminante risposta di Bhagavan fatta nella Conferenza di Messico nel Dic 2009, dove parla del Risveglio come un processo di essere consapevole, buona lettura !


Com’è che spesso penso di aver sanato moitissime cose, ma poi capita qualcosa che mi fa capire che c’è ancora tantissimo da risoivere nel nostro rapporto? E’ come se tornassi indietro anziché avanzare. Cosa posso fare, Bhagavan?

La vita è relazione. E‘ una cosa molto vitale. Qui, noi non abbiamo a che vedere con una cosa morta del passato. Perciò, quello che dobbiamo capire è che, quando parliamo del tuo rapporto con i genitori, non significa che ci hai lavorato sopra e che la cosa si è risolta una volta per tutte. Non è così. L’insegnamento deve essere capito correttamente.

Perciò, tutto ciò significa che ti sei svegliato al problema. I problemi ci sono, ma la gente non ne è consapevole, la gente non si è risvegliata rispetto a essi. Quando parliamo di consapevolezza noi non intendiamo semplice conoscenza delle cose. E’ come tenere un serpente in mano. E’ molto intenso, e noi stiamo parlando di questa presa, di questo tipo di consapevolezza. Quando hai una presa cosi forte, allora c’è guarigione. Ma non significa che il problema se n’è andato per sempre, può sempre tornare non appena perdi il livello di coscienza che avevi raggiunto. Perciò, se resti in questo livello di coscienza, c’è salute e tutto va bene. Ma nel momento che la consapevolezza di ciò che c’è scivola via, tutto ritorna. Non è come quando ti ammali e poi guarisci e ti liberi della malattia. Non è così, si tratta di una cosa viva. E la vita è relazione: niente relazione niente vita. Lavora tutto il tempo: emerge e poi scompare e poi torna dopo un po’ di tempo; risale su e scompare come una bolla. Inoltre, dentro di te ci sono molte personalità e ciascuna di esse ha il suo turno per venire a galla: viene e rimane e poi parte e poi torna un’altra al suo posto.


Perciò, rinunci al concetto che dice: “sono guarito”….non è così, proprio no. Devi essere intensamente consapevole di quello che c’è. Anche se sei risvegliato, appena perdi la vigilanza, tutto torna. Il fatto è che una persona risvegliata è capace di tornare rapidamente in se’. Ti svegli di nuovo, la consapevolezza ritorna e tu rientri nel tuo stato migliore. Si può sempre inciampare e cadere.

Anche qui, non devi prendere per scontato che tutto si è sanato. No. Magari la carica si è ridotta, tutto qui. La cosa rimbalza fuori se non resti vigile. Perciò, devi allenarti a restare sempre più vigile. Forse, all’inizio, ci riesci solo per qualche minuto, poi per alcune ore, e poi per qualche giorno di seguito. La cosa prosegue in questo modo. Poi, però, diventa quasi permanente. Il problema, qualsiasi esso sia, non ti disturberà più. I problemi ci sono ancora ma non ti turbano più, una volta che c’è la piena coscienza. Quando invece non c’è coscienza, i problemi ti turbano.

Perciò, non puoi mai dire: bene ora sono guarito. Può darsi che tu ti senta così temporaneamente. La carica è scomparsa, per così dire, ma può sempre tornare se non sei vigile.

Non puoi conoscere il peso di un fardello che non porti



Non puoi conoscere il peso di un fardello che non porti…
Da un bel pò di tempo vediamo una grandissima crisi manifestarsi nei rapporti tra le persone. La crisi attuale non è una crisi finanziaria nella sua essenza, ma nel profondo una potentissima crisi delle relazioni. Un riflesso dello stato di coscienza attuale dell’uomo.
In particolare l’istituzione del matrimonio o la coppia è in serio rischio. Molto presto potrebbe diventare una specie in estinzione, se non lo è già diventato.
Quello che si vede oggi nelle giovani coppie è un grande sogno all’inizio, un voler fare e stare assieme ma dopo sembra quasi impossibile convivere con il compagno/a che si è scelto. Se la scelta è stata sbagliata fin dall’inizio (come molti giustificano) significa che stiamo vivendo tempi di un grandissimo delirio collettivo perché un’altissima percentuale sta sbagliano al momento di scegliere il compagno. C’è qualcosa che non quadra.
Negli stati uniti tra un 40 a 60% dei nuovi matrimoni finiscono in divorzio e la tendenza mondiale mostra lo stesso trend.
Se l’altro è il problema e abbiamo tutte le carte che dimostrano come l’altro non è stato flessibile, non è stato carino, non è stato sincero, non è stato leale e fedele, non è stato chiaro sin dall’inizio, “non ha dato tanto come me” o “non si è sforzato tanto come me”, non si è messo veramente in gioco e non ha voluto essere comprensivo dei miei bisogni, vi posso assicurare che anche lui/lei ha una lista di altri 10 punti validi come la vostra!! Se portiamo le liste ad un  “giudice di pace” e descriviamo il rapporto di ogni uno in base a questi “10 punti di mancanza dell’altro” la sentenza sarà: avete tutte due ragione !
Il problema di fondo che stiamo affrontando oggi nel mondo riguardo il rapporto di coppia è un altro. Cosa è veramente il partner e compagno ? Cosa ci stiamo immaginando prima di entrare in un rapporto di questo tipo? E finalmente perché ci buttiamo veramente in una relazione di coppia, qualsiasi sia la forma che questa prenda (convivere, matrimonio, ecc)?
Dopo aver percorso 15 anni di vita con il Diksha come sostegno e bastone fondamentale, ho visto tanto in me e come molti dei mie amici e compagni di viaggio, ci sono 2 elementi centrali che se ripetono: 
1- Chi sceglie veramente il compagno di vita non sei te, mai i tuoi programmi inconsci !.
Questi programmi come vediamo nei corsi per diventare DG sono antichi, provengono dall’infanza, dalle diverse esperienze di vita, dal tipo di educazione ricevuta, dal background sociale, culturale e religioso, ma soprattutto dai genitori e cosa è stato scritto nel nostro libro di vita nei primi anni assieme a loro, essenzialmente fino ai 6 anni.
2- Viviamo in uno stato di coscienza che si caratterizza essenzialmente per la “fuga”. Scappiamo dal dolore, dal conflitto, dalle situazioni spiacevoli, dalle sfide, dai momenti che abbiamo definito a priori come non belli. Non sappiamo cos’è affrontare subito il disaggio quando questo si esprime dentro di noi, ed è giusto che sia così perché nessuno ci ha insegnato a farlo !. Per tanto stiamo costruendo delle vite e facendo delle scelte che non sono integre o vere. 
Dopo di che ci troviamo inevitabilmente davanti ad un essere che ci fa vedere tutto ciò a cui abbiamo scapato nella vita e tutto ciò che ci è mancato nella vita. Amma infatti ci dice se “puoi riconoscere nella tua sofferenza la tua più grande benedizione, sei in paradiso”. 
Il compagno o partner è lo specchio veritiero che ci aiuta ad evolvere e guarire. Ad andare oltre e a diventare umili davanti all’esistenza. Il compagno è il veicolo della mano invisibile di Dio che ci sta spingendo costantemente a Risvegliare la nostra percezione quotidiana di vita ed è la porta per entrare nel regno (stato di Risveglio) e conoscere al re ( Divino personale).
La chiave per poter portare ad un altro livello questo rapporto è la propria vita è “l’arte dello sperimentare”. In particolare il disaggio, frustrazione e sofferenza dell’altro. L’altro non è un essere da capire o un problema da risolvere ma invece un mistero da scoprire e sperimentare. Quando le strade della mente e dell’intelletto evidenziano il loro limite allora siamo pronti per entrare nel regno del cuore. Un secondo di sperimentazione del malessere dell’altro basta per sanare anni di frustrazione e disaggio. 
Il processo che avvia il Diksha dentro di noi è in grado di donarci questa meravigliosa capacita di sperimentazione dell’altro e il momento presente, così come viene e come si manifesta. Il potere nascosto dietro questo arte è il miracolo che tutti stiamo cercando e di cui abbiamo bisogno per portare ad un altro livello i nostri rapporti  ed in particolare quello con il partner. Per far fiorire il nostro cuore e accedere a stati di coscienza più elevati.
Siamo disposti a riconoscere che la più grande vulnerabilità nel confronto del compagno è non sapere né capire chi è veramente questa persona davanti a noi? 
Questo primo passo è anche l’ultimo, ed è tutto ciò che dobbiamo fare, per lasciare spazio all’energia del Diksha, che sa esattamente come agire da qui in poi. 
In un darshan o incontro personale quasi 10 anni fa, Bhagavan ha detto ad un uomo d’affari: “se la tua moglie un giorno ti da uno schiaffo in faccia non c’è niente che tu deva capire. Solo devi sperimentarla”. E’ stato per me un incomprensibile “koan” durante 10 anni e solo adesso posso dire che fa senso !
Non puoi conoscere il peso di un fardello finché non lo porti …

Appunti Deepening Nov 2011 – No1

Alcuni appunti sui preziosi insegnamenti che stiamo ricevendo nel Deepening in India

Giorno 1, settimana 3: la nostra incapacità di affrontare la Paura.
La paura si può esprimere in 6 modi diversi: paura di fallire, del futuro, di essere rifiutato, della morte, di essere nessuno, del divino.
Ognuna di queste paure in essenza non è niente altro che pensiero + una particolare emozione.
Indipendente da quale sia il tipo di paura che noi sperimentiamo nella nostra vita quotidiana, Narasim Kumar (la guida del Gnyana Yoga) ci ha aiutato a comprendere molto chiaramente quale è il lavoro che dobbiamo fare nel Bhakti quando contempliamo sulla paura e su ogni condizione.
Il lavoro  che noi dobbiamo e possiamo fare consiste nell’identificare le diverse forme o modi in cui ognuno di noi scappa dalla paura. Il lavoro solo consiste in questo.
Abbiamo visto, e forse già sapete, che ci sono 2 grandi modi per scappare della paura: attraverso la attività fisica o attraverso la attività psicologica. L’attività fisica sarebbe , per esempio, quando ci riempiamo di cose da fare durante la giornata, usciamo al cinema, guardiamo la TV, andiamo a fare shopping, andiamo al bar a bere un aperitivo con gli amici, ci sediamo a leggere un libro, ecc tutto pur di non dover affrontare il fatto che c’è paura dentro di noi. Paura della situazione economica e politica del paese (futuro), paura di perdere un rapporto (futuro-essere rifiutato), paura di farci vedere come siamo davanti gli occhi degli altri (rifiuto), paura di come stanno andando gli affari ( fallimento), paura di perdere le immagini che abbiamo costruito attorno a noi e che ci danno sicurezza (di essere nessuno) e così via …
La attività psicologica invece è composta da tutto il set di idee, teorie, spiegazioni e concetti che ci diamo per giustificare la nostra paura o le nostre paure. Non sappiamo rimanere senza una spiegazione, dobbiamo inventarcene una per forza. 
Il problema non è la paura in sè perché lei, come qualsiasi altra emozione ha il suo posto entro il disegno che ha la natura umana. Infatti c’è una componente che ci sarà sempre presente, anche quando accadrà il risveglio permanente, la paura biologica. Questa  ha lo scopo di proteggere la specie. Senza questa paura biologica son sarebbe possibile la sopravvivenza. Immaginatevi che siete in un safari e scendete dalla Jeep a fare un paio di passi per prendere un paio di belle foto del paesaggio e repentinamente appare dietro un albero molto vicino un Ghepardo. 
Cosa credete che vi succeda anche se siete Risvegliati? Il corpo risponde senza pensare, si attiva l’istinto di sopravvivenza sotto la forma di paura biologica, entri nella massima allerta dei tuoi sensi e siccome non c’è interferenza mentale semplicemente agisci velocemente nel miglior modo possibile per proteggere la tua vita, ovvero scappi ! E lo farai molto meglio di una persona non risvegliata perché non c’è blocco da parte della mente.
Il problema è la paura psicologica, che non ha una base del tipo biologico. Infatti il vero problema è l’incapacità di affrontare la paura, neanche la paura in sè. La paura in sè non può crearti problema nè sofferenza. Lo scappare da questa emozione è il problema.
Il lavoro è sottile e non ovvio all’occhio di chi non ha contemplato profondamente sull’argomento. Così come scappare o sfuggire è la nostra risposta naturale dato il nostro stato di coscienza attuale. L’unica cosa che ci rimane pertanto, è identificare uno a uno i diversi modi che ognuno di noi usa per scappare. 
Ogni volta che si identifica un modo, ovvero che si diventa consapevoli di quella via di fuga, quella porta si chiude in automatico da sola. Ma questo accade solo se questo diventare consapevole è intenso, ovvero, non stiamo parlando di una semplice presa di coscienza intellettuale. Stiamo parlando di uno spostamento della coscienza.
Il bello è che man mano che tutte le vie di fuga si chiudono (da sole), prima o poi, il confrontare la paura accade; a questo punto si attiva la legge che dice: “ogni cosa quando vissuta o sperimentata completamente si trasforma in gioia.” Quando la paura è confrontata quello che rimane è solo gioia sotto la forma di un grandissimo senso di libertà. 
Se non accade questo  l’altra possibilità è entrare in uno stato di impotenza, perché ti rendi conto che non puoi fare niente per non scappare. Parli con il tuo divino interno, chiedi aiuto e prendi il diksha e le carica che non ti permette affrontare la paura svanisce. La prossima volta hai una grandissima possibilità che accada l’affrontare.
Pertanto questo è il primo approfondimento che possiamo fare quando contempliamo questo insegnamento.
Bhagavan attraverso questo processo non ci chiede di affrontare la paura, perchè quello è il dono o regalo del processo, e non possiamo farlo da soli. 
Quello che ci chiede invece è  di identificare e contemplare su ogni singolo modo o via che usiamo per scappare della paura. 
Il confrontarsi la paura solo può succedere quando c’è un grande livello di Grazia o energia divina che ti spinge. Non sei tu ad affrontare la paura, ma la paura ti mangia perché non hai più via di fuga. Questo è il fenomeno che accade senza il nostro sforzo. 
Per questo il Bhakti è solo una preparazione ed è fondamentale comprendere giustamente l’insegnamento. 
La domanda che dobbiamo farci è: quanto siamo consapevoli dei diversi modi in cui scappiamo dalla paura ogni giorno ?

Vedere è essere Libero


Ri-pubblichiamo un articolo di Gennaio 2011, che ha molto senso in questi giorni (in alcune parti lo abbiamo anche ri-scritto)


Lottare contro la mente è come cercare di nuotare contro la corrente. E’ una partita che non si può vincere.


Fino ad un certo punto della strada, voler migliorare o cambiare è la forza che ci spingerà nella direzione giusta: “la crescita”. Da un certo punto in poi, quando stiamo parlando di “Risveglio”, non ci serve più questo approccio. Dobbiamo dare uno sguardo diverso a tutto, non siamo più su una strada di cambiamento attraverso lo sforzo.

Voler cambiare non è più la forza giusta, perche a questo punto dobbiamo iniziare a chiederci: la libertà si trova nel cambiare me stesso o nel accettare quello che sono ?  da dove viene questo costante voler cambiare quello che sono o quello che c’è dentro di me? non sarà questo costante voler cambiare me stesso la radice del mio conflitto e sofferenza? non è questo voler cambiare un altro modo di controllo della mente? …

Quando si inizia ad approfondire la strada del Risveglio, quello che dobbiamo invece imparare è disimparare il desiderio costante di cambiare quello che siamo.” 

Il focus si deve spostare nel “diventare un testimone” di questo gioco molto sottile che la mente realizza.

Stranamente quando se inizia ad osservare attentamente la mente e i suoi processi, che sia giudizio, confronto, lamentela, uno dei 6 giochi dell’Ego, la costante proiezione dell’ideale o qualsiasi altro, la forza di quel condizionamento non può funzionare più. Quel programma curiosamente si annulla. Diventare consapevole delle forze che stanno formando e creando il momento significa renderle infettivi. E’ come quando si guarda un bambino che sta per fare una “marachella”, lui si ferma ! Senza ne anche dire niente, lui si ferma.

Il punto è che questo essere consapevole non è un’altro tipo di attività mentale, è tutto l’opposto. Immagina che sei in una stanza al buio, hai paura perche sei convinto che c’è un serpente, qualcuno punta un pò di luce li, e tu vedi che è una corda. Allora la paura se ne va via immediatamente. Non richiede tempo né sforzo. Per questo che Bhagavan ci dice ” Il risvegliato non capisce ma vede; in non risvegliato capisce ma NON vede”. Vedere è intenso e vivo, è come il fuoco, trasforma ! 

Vedere è essere Libero. Vedere è essere consapevole. Nell’essere consapevole c’è uno svuotamento costante dell’ilusione e fantasia che regna nella nostra vita. Cosi come nel caso del serpente, sparisce quello che non c’è e si prende contatto per la prima volta con la realtà.


Il conflitto si sgonfia perche non c’è più spreco di energia, quello che rimane è un bel nulla! Como diceva il Buddha: “la realtà è vuota”, vuota di processi mentali. 


“Il Risvegliato non ha volontà né illusioni; Il Risvegliato solo dimora nella realtà” ci dice Bhagavan in altra delle sue contemplazione settimanali.

Questo viaggio del Risveglio, “Inizia dove sei, prosegue dove sei e finisce dove sei”. 

Vedere dove sei è il primo passo.

Vedere dove sei è anche l’ultimo passo.

Vedere è il minimo che si può fare e vedere è il massimo che si può fare.

Questo è un gioco che non si può vincere, si può solo giocare !

Ci sei anche tu?

L’arte dI sperimentare – I pensieri non sono tuoi

Due interessatissime traduzioni di Bhagavan.
Nella prima ci parla dell’arte dello sperimentare, argomento che vediamo in profondità nel corso Oneness Awakening di due giorni, che ti permette di diventare Diksha Giver.
Nella seconda ci parla del processo di dis-identificazione rispetto i pensieri, un fenomeno che accade in modo naturale in stadi avanzati di consapevolezza, che è dove ci vuole portare il processo di trasformazione del Diksha.
L’arte dello Sperimentare
Molto spesso si tenta di spiegare la propria sofferenza. Si tenta di capire. Se invece si smette di fare queste cose “lo sperimentare” automaticamente succede.
Diciamo che sei sposato e tua moglie ti sta rimproverando. Se hai letto un sacco di libri sulla psicologia cercherai di spiegare il suo comportamento o sarai impegnato a cercare di capirla. Se non fai niente di questo allora inizi effettivamente a sperimentare il suo rimprovero. E’ così che un qualcosa di molto strano e bello succede. E’ solo nella assenza di spiegazioni e giudizi che noi possiamo sperimentare un altro.
È per questo che nel movimento molti hanno imparato a sperimentare l’altro. Finora si sono lamentati per il rimprovero del marito o della moglie, oggi sono in estasi nel momento che il rimprovero comincia. Finora sarebbero fuggiti dalle loro case, ma ora non lo fanno.
Potresti benissimo iniziare con i tuoi rapporti intimi.
La rivoluzionaria scoperta che i pensieri non sono tuoi !
Secondo il principio naturale non c’è niente che si possa fare riguardo ai pensieri negativi, tranne diventare più attento, diventare più consapevole del fatto che ci sono. Se tenti di combatterli o di spingerli fuori diventeranno potenti. Ogni lotta con i pensieri negativi deve essere evitata. Quanto più si combatte, più diventano forti. L’unico modo è quello di rendersi conto che ci sono, e quindi accettarli. Basta accettare la verità. Perché la verità è che sono lì. Come potresti negarlo? Accettando loro diventano più deboli. Man mano che diventano più deboli c’è la possibilità che lentamente svaniscano.
Quindi, per favore cercate di evitare ogni lotta con le emozioni negative. Man mano che avanzate in questo vi renderete conto che non sono vostre le emozioni negative, ma sono lì “nella sfera del pensiero”, e succede che  il vostro cervello semplicemente le raccoglie. Essi non sono i vostri pensieri negativi. Ecco perché noi diciamo, “Sono solo pensieri, così come quell’edificio è lì, loro sono lì”. Essi non sono i vostri pensieri, ma i pensieri dell’umanità. E voi nesarete presto liberi.
Con il Diksha questa diventa un’esperienza molto concreta per te, e non ti identifichi più con i pensieri, come tuoi pensieri. La negatività presente che c’è in te dopo cessa.
Traduzione: Daniel Bravo

Come perdonare anche se è imperdonabile ?

Ecco la traduzione di un video di Bhagavan che parla del Perdono.
Un profondo insegnamento da contemplare e digerire.
Il video si trova sulla sezione dei video dell’Oneness University: http://www.onenessuniversity.org/index.php/teachings
Titolo : How to Forgive, Even if it’s Unforgivable? (degli ultimi video in fondo alla pagina)
Come perdonare anche se è imperdonabile ?
In realtà l’insegnamento dice: soffri e perdona. Il che significa, prima soffri e dopo il perdono accade. Qui la parola perdono non significa “ che tu perdoni”. 
Quando usiamo la parola perdono quello che vogliamo dire è: “qualcuno ti ha ferito e tu realizzi che quella persona non è responsabile. Quando tu realizzi che quella persona non è responsabile il perdono succede, non sei tu a perdonare.”
Adesso il punto è come realizzare che l’altra persona non è responsabile?. 
Qualcuno ti ha ferito, se tu potessi restare con quel dolore, senza scappare da quel dolore, se tu realmente soffri, improvvisamente ti rendi conto o realizzi che l’atro non è responsabile. Infatti non richiede sforzo da parte tua né tempo.
Diciamo che c’è un serpente in questa stanza e sei molto spaventato, è un pò scuro, e qualcuno punta un pò di luce li, e tu vedi che è una corda. Allora la paura se ne va via immediatamente. Non richiede tempo né sforzo. Allo stesso modo se tu veramente soffri, questo non necessita ne tempo ne sforzo, tu non devi perdonare, il perdono succede. 
Avrai completa conoscenza di questo solo quando lo applichi ovvero devi farlo. 
Se non riesci a perdonare a qualcuno, stai rovinando te stesso. 
Non stai perdonando l’altro per il beneficio dell’altro ma per il tuo proprio bene. 
La maggior parte dei vostri problemi nel mondo esterno accadono a causa delle vostre ferite. Una ferita dentro può creare un problema fuori.
NDT: nell’Oneness quando si parla di soffrire si parla di restare o rimanere con il disagio o dolore, che è il movimento opposto di cercare spiegazioni, giustificare o analizzare quello che ti sta succedendo. “Restare con il dolore o soffrire” vuol dire dare totale attenzione a quel disagio, ascoltarlo e sentirlo. In questo processo che non è un processo intellettuale, succede o accade da sé (senza sforzo) uno svelamento della propria verità, che libera. 
tradotto da Daniel B.

Quando la percezione si è trasformata

Ecco una bellissima storia che ci hanno inviato dall’India (newsletter Num 6) che parla della trasformazione della percezione…
Il Dott. Arun Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi e fondatore dell’Istituto Gandhi per la Non Violenza, nella sua conferenza del 9 giugno presso l’Università di Puerto Rico, ha condiviso la storia seguente come esempio di non violenza nell’esercizio del ruolo di genitore:
“Avevo 16 anni e vivevo con i miei genitori nell’istituto che mio nonno aveva fondato a 18 miglia fuori di Durban, in Sud Africa, in mezzo alle piantagioni di zucchero. Vivevamo nel bel mezzo della campagna e non avevamo nessun vicino, così le mie due sorelle ed io non vedevamo l’ora di andare in città per incontrare gli amici o per andare al cinema.
Un giorno mio padre mi chiese di accompagnarlo in città per una conferenza che sarebbe durata tutta la giornata ed io colsi l’occasione al volo. Visto che andavo in città per tutta la giornata, mia madre mi diede una bella lista della spesa da fare e mio padre mi chiese di fare un po’ di commissioni per lui, come la manutenzione per la macchina. Quando ci siamo salutati con mio padre, lui mi ha detto: “Allora ci vediamo qui alle 5.00 e poi andiamo a casa insieme”.
Dopo essermi affrettato a concludere le commissioni, sono andato direttamente al cinema più vicino. Mi sono lasciato prendere così tanto da un film di John Wayne, che non mi sono minimamente accorto del tempo che passava. Erano le 5.30 quando mi sono reso conto dell’ora e fra il ritirare la macchina dal garage ed arrivare al posto dove mio padre mi aspettava, sono arrivato lì che erano quasi le 6.00.
Lui mi ha chiesto preoccupato “Come mai hai fatto tardi?” E io mi sono sentito così imbarazzato a dirgli che stavo guardando il film western di John Wayne, che ho detto “La macchina non era pronta e ho dovuto aspettare” senza rendermi conto che lui aveva già chiamato il garage.
Avendomi colto in fallo, disse:” C’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui ti ho cresciuto, che non ti ha dato abbastanza confidenza in me, da potermi dire la verità. Per cercare  di capire dove ho sbagliato con te, mi farò a piedi queste 18 miglia e ci penserò.
E così, vestito col suo abito e le sue scarpe eleganti, si avviò verso casa nell’oscurità, in quelle strade mal pavimentate e illuminate. Io certo non potevo lasciarlo e quindi per 5 ore e mezzo ho guidato dietro a lui, guardando mio padre che, per quella mia stupida bugia, si sottoponeva a quella tortura.
Fu allora che decisi che non avrei mai più mentito in vita mia. Spesso mi capita di pensare a quell’episodio e mi chiedo se mi avesse punito come noi puniamo i nostri figli, avrei mai imparato la lezione? Non credo. Avrei sofferto per la punizione e poi avrei continuato a fare la stessa cosa. Ma invece questa unica azione non violenta fu così potente che ancora oggi è come se fosse  successa appena ieri.”
Ecco il potere della risposta di una persona la cui percezione si è trasformata… Invece di incolpare, dare la responsabilità o giudicare l’altro (qualsiasi sia questo altro) il padre di Arun ha solo potuto chiedersi dove avesse sbagliato, ovvero, ha voluto guardare dentro se stesso per trovare una risposta. Il suo agire senza violenza alcuna, ha avuto il potere di trasformare in modo fondamentale la vita di suo figlio.

Si può agire senza violenza solo quando il nostro sguardo o percezione si sono trasformati !

La Mente e suoi processi

Il Diksha è un processo di crescita e di profonda trasformazione personale. In questo senso non è niente altro che un viaggio. In questo viaggio la misura della propria crescita viene constatata a seconda di quanto conflitto sperimentiamo ancora nella nostra vita, nelle nostre relazioni, con noi stessi e con il mondo in generale.

Detto in termini semplici, se vuoi crescere devi fare in modo che il tuo livello di conflitto interiore si riduca. Non c’è vera crescita se non c’è una riduzione nel nostro livello di conflitto interiore. Questo è un indicatore infallibile e  al 100% affidabile.

Da questo punto di vista già sappiamo che il primo elemento da affrontare sono le nostre ferite o cariche emotive, infatti diamo uno sguardo approfondito a questa tematica in modo esperienziale nel corso Oneness Awakening dove si diventa DG.

Ma loro non sono tutto né spiegano  al 100%  la natura del nostro conflitto nelle sue cause. Spesso ascoltiamo  Sri Bhagavan, fondatore del fenomeno dell’Oneness University , dirci: “la causa radice della sofferenza umana è la mente”.

In effetti, senza conoscere cos’è la mente, come agisce e come opera vedremo non sparire i nostri livelli di conflitto. Pertanto è fondamentale dare uno sguardo in dettaglio e  in profondità alla mente umana.

Cos’è la mente?

In parole pragmatiche e molto semplici, la mente non è niente altro che “il processo continuo di pensiero” che sperimentiamo quotidianamente. Questo flusso è diventato abitudinario, ovvero, avere un costante processo di pensiero nella testa anche se non c’è bisogno o utile è diventato normale per noi.

A cosa ci serve stare lì a pensare mentre siamo a guardare un tramonto? O a pensare a 50mila cose diverse mentre sei a cena con la tua famiglia ?O mentre sei con il tuo piccolo bimbo che vuole giocare con te mentre tu sei da un’altra parte? Gli esempi non ci mancano, potete sicuramente trovarne decine per voi stessi.

Questo costante processo di pensiero in essenza crea:

  •       Uno scollegamento dal presente
  •       Uno scollegamento da quello che c’è, ovvero, la tua realtà in quel momento
  •       Difficoltà nel relazionarti con l’altro che hai davanti a te (perchè non sei presente)
  •       In definitiva ti trasporta fuori dal momento. 


Per liberarti dal conflitto o sofferenza, devi inevitabilmente diventare “intensamente consapevole” dei pensieri, ma soprattutto dei processi mentali. Portare consapevolezza non consiste nel cambiare i processi mentali o “il programma” che ti sposta fuori dalla realtà, perchè qualcosa di particolare e strano accade quando sei intensamente consapevole del programma in se stesso e dello spostamento che accade prodotto dai diversi processi mentali che governano la tua vita.


Pertanto il conflitto  può esistere solo finchè:

  • non sei consapevole del processo mentale che fa uso di te in quel momento o
  • sei in lotta con il processo mentale che accade dentro di te in quel momento. 



E’ in questo senso  che Bhagavan ci dice “ la mente è la causa radice della sofferenza umana.”

Nei prossimi articoli faremo un viaggio attraverso alcuni processi mentali fondamentali,  che sono alla base della nostra sofferenza o conflitto. Senza portare attenzione a loro semplicemente non è possibile crescere, stare meglio, goderci veramente i nostri rapporti, né liberarci dal conflitto che abbiamo dentro.

  

Il bello è che questo è il vero viaggio della vita perché come bene ci dice Bhagavan:



“Il Risvegliato non conosce o capisce, ma vede. Il non risvegliato conosce e capisce ma non vede” 


Cosa significa amare se stesso ?


Sri bhagwan on how to SEE the “Negative Side” & what it means to LOVE YourSELF from jeet Sharma on Vimeo.

Video di Bhagavan dove ci parla di cosa significa amare se stesso.
Bhagavan, si dice che uno deve amare se stesso. Cosa deve succedere per poter amare me stesso ?
B: Quando diciamo “Ama te Stesso “, vedi, tutti voi avete quello che potremmo definire un “se (io) negativo” o un lato negativo. Gli psicologi occidentali lo chiamano il “se (io) ombra”. Noi lo chiamiamo il lato negativo perché c’è una leggera differenza nel termine e nel contesto. 
Allora, ognuno di voi, per esempio non avete parlato delle bugie nella vostra vita? Vi raccontate cosi tante bugie. C’è una media al giorno di 60 bugie, valida per qualunque essere umano. 
Ma vuoi accettare che sei  un bugiardo? No. E talvolta sono bugie pianificate. Tutto a  causa della Sopravvivenza. Non vi sto incolpando. Sto solo dicendo quello che sta accadendo. Ma vorresti vedere questo? No, non ti piace vederlo. Vorresti questo aspetto come tuo? No, non ti piace. Ma invece tu dici: “Oh, ti voglio bene così tanto. Auguro tutte le benedizioni per te”, ma dentro sei pieno di odio.
Quindi all’interno c’è un sacco di paura, ma al esterno ti mostri molto coraggioso e bravo. Vuoi parlare molto coraggiosamente ma c’è solo paura dentro di te. Per tutte le immagini che state difendendo esiste una controparte negativa. Non ci può essere nulla senza questa controparte negativa.  Avete gelosia, rabbia, odio, violenza, lussuria.
Tu pretendi di mostrarti l’uomo più tranquillo al mondo, anche se, dentro di te stai  pianificando la morte di qualcuno o sperando segretamente che un camion gli andrà addosso e che sarà distrutto. E magari mentre dentro di te vivi questo gli dici : “Io ti auguro buona fortuna.”
Questo lato negativo, lo hai messo sotto il tappeto. E si nasconde li, nell’inconscio. Li sta puzzando e da lì sta causando tutti i problemi che voi incontrate. Quando noi diciamo: ama te stesso, stiamo dicendo  “Ama quello”, quella cosa terribile che c’è dentro di te. Ma tu la stai odiando. La stai odiando, hai paura di lei, non ti piace, insomma fingi che non c’è. E come arrabbiarsi con un signora in qualche posto, ma dire io non la conosco non è la mia moglie… Allo stesso modo, è tutto lì! Questo lato è tuo. Nessun essere umano può essere su questo pianeta senza questo lato negativo. Non è proprio possibile.
Per tanto, chi sono le grandi persone? Diciamo un Gandhi Mahatma, un Ramana, un Buddha. Qual’è il loro viaggio fondamentalmente ? 
Loro sanno che questo lato è lì, solo che lo accettano e lo amano. Mentre tu, NON lo vedi, NON l’accetti e NON lo ami. Stai scappando da questa realtà tutto il tempo o fai finta che non c’è. 
Per tanto il percorso vero della spiritualità, il primo viaggio e più importante è scavare tutte queste cose. Rimuovere il tappeto e finalmente tirare tutto fuori ! 
E’ tutto qui. Nient’altro. Siete indifesi, impotenti. Nessuno ha alcun potere. Solo immaginiamo di averlo. 
Questo lato è lì. Vi domina è vi sta schiacciando. Questo è tutto ciò che accade. Quindi è necessario scavare e confrontarsi con questo lato. Noi non possiamo fare nulla, perché la contaminazione è lì, l’aria è contaminata, la coscienza è contaminata. E’ li. State solo facendo finta che non sia li. 
Per tanto Il viaggio della spiritualità è Riconoscere “ Si, io sono questo”. E affrontarlo. Poi vedrete il miracolo succedere. Quel miracolo dovete scoprirlo voi! 
Quindi, questo è ciò che intendiamo quando diciamo, ama te stesso. Tutta questa polvere o spazzatura che a nessuno piace. Quando hai paura di essa.. in che modo potresti amarla ? 
Ma allora è possibile amare e dire: “ SI, è così “. Cosa si può fare? Non si può fare nulla a riguardo. Questo è quello che intendiamo quando diciamo ama te stesso.

Tradotto e revisionato da Lara e Daniel.

La Presenza e l’Essere Presente: due latti di una stessa moneta.

Nel processo di diventare adulti ci siamo formati una serie di immagini mentali di noi stessi basate su condizionamenti personali e culturali. Immagini mentali che parlano di quello che ci piace e di quello che non ci piace, di quello che crediamo di essere e non essere, di quello che è giusto e di quello che è sbagliato, di quello che dovrebbe essere e di quello che non dovrebbe essere accaduto, ecc.

Se osserviamo attentamente vedremo che queste immagini sono una serie di definizioni che ci danno una struttura . Da queste immagini  si crea una sensazione di certezza e pertanto un’apparente tranquillità interiore. Infatti Bhagavan ci insegna che uno dei 6 bisogni fondamentali di qualsiasi essere umano è il bisogno di certezza.  

L’insieme di questi immagini o definizioni formano il nostro “io” psicologico, ovvero ci danno la sensazione di avere un’identità personale. Infatti se vedi con cura ogni volta che parli di te a qualsiasi livello, c’è sempre una definizione che emerge per sostenere il tuo “io”. Se potessimo fare l’esercizio di togliere tutte queste immagini o definizioni e vedere cosa rimane vedremmo che rimane “ nulla”. Non rimarrebbe nessun “io”, perché il nostro io è uguale tutte queste immagini create. Ovvero “Io” = definizioni= immagini.

Questo “io” è costruito dall’attività  mentale costante o dal commentario che succede dentro di noi e può essere mantenuto in piedi soltanto quando c’è un flusso di pensiero continuo e costante. Se per qualche motivo questo flusso si ferma  non è possibile trovare nessun “io” dentro.

Per “l’io” il presente non esiste, perché è il frutto del futuro o passato. Solo loro sono importanti per lui. In questa costante attività mentale di divagare tra passato e futuro, “l’io” trova la sua continuità ed esistenza. Questo costante divagare tra passato e futuro ci mantiene occupati, impegnati,  cercando permanentemente un ideale che non c’è nel presente. Così siamo intrappolati in uno stato permanente di voler essere o voler diventare un qualcosa. Esserci qui ed ora, sperimentando quello che c’è non è un’ opzione; semplicemente non accade.

Questa è la grande differenza tra adulti e bambini: il bambino è, invece noi adulti stiamo sempre cercando di essere.

Dato che la mente non è solo pensiero ma include tutte le emozioni è ancora più evidente che la nostra esistenza si manifesta in uno stato di assenza. Non sappiamo vivere qui ed ora le emozioni che nascono spontaneamente perché c’è  un profondo desiderio di controllare quello che accade. Torniamo a quella forza che ci spinge verso l’ideale che non c’è.

Più siamo identificati con tutti questi processi mentali, ovvero, con le immagini o definizioni di noi stessi, con lo spostamento verso quello che non c’è, la proiezione di un ideale, il focus sul passato sotto la forma di rifiuto o lamentela, le conclusioni,  giudizi e difese delle nostre percezioni, meno siamo presenti; pertanto meno siamo consapevoli; meno siamo liberi e meno siamo svegli.  

Il viaggio del Risveglio consiste semplicemente nell’aprire gli occhi, rendersi consapevole o rendersi conto (intensamente) di tutti questi processi. Quando ci si rende conto che non si è presenti, l’essere presenti accade! Per questo Bhagavan ci ha sempre detto: “ il viaggio del Risveglio inizia dove sei e finisce dove sei”, la verità è che non dobbiamo arrivare da nessuna parte”.   

In questo evento straordinario di diventare presenti, si inizia a scoprire e sentire la Presenza. Questa silenziosa e stupefacente Presenza si fa sentire quando stranamente noi non ci siamo. Quando l’io non c’è, quando il “tu” non c’è . L’io e il tu non possono sopravvivere nell’intensità del presente.

C’è una sola domanda che ci può aiutare a questo punto : Cosa sta succedendo dentro di me ADESSO ?…





PS: per un approfondimento vedete il libro “Il potere di Adesso” di Ekhart Tolle. Fantastico!